Prima le pagine gialle. Oggi siti web e applicazioni mobili. Gli errori da non commettere.
Quando ero piccolino, ricordo che ogni anno si presentava da mio padre un venditore delle pagine gialle per l’inserzione dell’attività di famiglia.
Ricordo che il costo era direttamente proporzionale alle dimensioni del banner pubblicitario. Chi aveva il trafiletto, infatti, non era quasi considerato dai potenziali clienti se nella stessa categoria si trovavano inserzioni con grandi banner pubblicitari. In quel caso le dimensioni contavano nella mente dei potenziali clienti: più era grande l’inserzione, più si riteneva (senza alcun riscontro oggettivo) che l’azienda avesse capacità economiche, quindi utili e perciò professionalità.
Diciamo che la cosa ha funzionato soprattutto fino a quando le pagine gialle hanno avuto il monopolio del mercato. I contenuti dei banner pubblicitari non erano quasi mai studio di una strategia di marketing ma servivano unicamente a dire: ehi, io sono qui. Ci sono, chiamami. E chi aveva il banner più grande riceveva di norma più telefonate rispetto agli altri competitor della categoria.
Oggi è cambiato tutto.
Internet ha iniziato a svilupparsi in Italia verso metà degli anni 90 e per le aziende è iniziata la corsa al sito web in aggiunta al proprio post o banner su pagine gialle.
Con i siti web si sono aperte molte più possibilità di presentarsi anche perché non c’erano più le limitazioni di spazio caratteristiche della carta.
Non sempre si è sfruttata questa opportunità e purtroppo molti hanno mantenuto un approccio simile a quello delle pagine gialle nonostante si usasse uno strumento diverso.
Da qui, riporto alcuni errori comuni che mi sono potuto appuntare in questi ultimi anni.
1. Il sito web ha un grande potenziale, ma spesso non sfruttato
Il primo errore che è stato spesso fatto nelle piccole attività è stato quello di credere che il sito web non fosse altro che la digitalizzazione delle pagine gialle.
Anche per questo motivo la stessa Seat pagine gialle ha avuto la capacità di vendere tantissimi siti internet a molti dei propri clienti dei volumi cartacei.
Nel passare dalla carta al web bisogna agire in modo differente perché rispetto a prima i tempi sono cambiati, il target è diverso, le possibilità di acquisire informazioni si sono ampliate e soprattutto sono facilmente raggiungibili.
2. Non comprendere le potenzialità e i cambiamenti
Il secondo errore è stato quello di non comprendere fino in fondo le potenzialità e i cambiamenti che internet sta apportando alle nostre vite.
Il web infatti non può essere considerato come la vetrina digitale di aziende ed esercizi commerciali, ma deve essere sfruttato attraverso azioni attive ed interattive che possano informare e coinvolgere gli utenti.
3. Marketing per conquistare fiducia
Spesso si pensa che marketing significhi semplicemente dire “io sono qua. Contattami perché io sono bravo, no bravissimo, anzi il migliore, il leader di mercato e posseggo i prodotti migliori, eccetera eccetera.”
La fiducia va conquistata. Non può essere semplicemente dichiarata.
4. Non basta avere un sito web vetrina
La “digitalizzazione delle pagine gialle” non sempre ha portato a ragionare su una strategia più completa.
Infatti, troviamo spesso delle strutture simili in molti siti web che non cambiano ed hanno una home che presenta delle immagini scorrevoli (slides) e subito in basso 3 colonne che raccontano chi siamo, la nostra storia e cosa facciamo.
Tra i menu troviamo la pagina con i prodotti (o servizi), la pagina dei contatti ed eventualmente quella con la galleria di immagini o il portfolio che sono quasi sempre vuote o con pochi elementi.
Tutto uguale, scontato e soprattutto senza una personalizzazione “incentivante”. E poi, ad esclusione della pagina contatti, le altre non hanno quasi mai la capacità di attrarre i clienti e far seguire loro un’azione specifica. Quasi nessuna pagina è poi strutturata con delle call to action per avvicinare attivamente i nuovi clienti.
5. Pensare anche ai vecchi clienti
Non sempre si pensa di dividere le proprie strategie tra i nuovi e vecchi clienti e quindi quella di utilizzare I migliori strumenti per conquistare i primi far tornare i secondi.
Purtroppo non è così e bisogna usare una strategia ad hoc per gli uni e gli altri (ad esempio sito web, blog e pubblicità online per i nuovi e mailing list, applicazioni mobili o sms per i clienti acquisiti).
6. Curare bene la presenza online
Si pensa troppo spesso che le piccole attività non abbiano bisogno di curare la propria strategia di marketing ma che basta il sito web vetrina standard per trovare clienti.
Niente di più sbagliato. I navigatori sono oggi molto esigenti e quasi sempre scelgono dopo il primo impatto. Una comunicazione efficace oggi fa la differenza molto più di quanto poteva essere in precedenza.
Purtroppo questo nasce da quell’inerzia presente nell’Italia degli ultimi anni e cioè quella mancanza di essere all’avanguardia rispetto agli altri che ci contraddistingueva fino a fine millennio scorso.
Ad esempio, già da qualche anno l’accesso ad internet avviene in predominanza da smartphone e tablet ma ancora oggi la maggioranza dei siti non è sviluppata per adeguarsi ai dispositivi mobili. Questo significa la perdita di posizioni su Google e soprattutto perdita di clienti.
Conclusioni
È forse arrivato il tempo di comprendere che è necessario pensare in modo propositivo a strategie persuasive e pensate per il proprio target di clienti. Non è necessario spendere grossi capitali ma è importante spendere bene sia utilizzando la giusta strategia, che facendo funzionare al meglio gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione.
Oggi spendendo in modo più proficuo (tempo, risorse personali ed economiche) è possibile raggiungere risultati ed obiettivi che prima dell’era internet era impensabile pensare o semplicemente sperare, ma bisogna investire, non tanto in soldi, ma soprattutto nell’idea di abbandonare l’inerzia e il ritardo che abbiamo accumulato negli ultimi tempi.
E tu cosa ne pensi?
Se sei interessato ad una tua strategia personale, contattami direttamente che la valutiamo assieme.